© Internet (altro) Moskva, che fine ha fatto l'equipaggio? Per Mosca sono «tutti salvi», per Kiev nessun sopravvissuto. Giallo sulle auto rimaste al porto
Colpita e affondata. Ma dell'equipaggio nessuna notizia certa. Un mistero. L'affondamento dell'ammiraglia Moskva, provocato da due missili ucraini Neptune, è stato accolto rabbiosamente in Russia e con esultanza in Ucraina, dove si ritiene che la rappresaglia di Mosca sarà durissima.Un durissimo colpo d'immagine per il Cremlino ed un vero disastro per le operazioni militari russe nel mar Nero. Gli Stati Uniti, attraverso fonti d'intelligence, fanno trapelare che gran parte dei marinai non è sopravvissuta. Ma sulla vicenda rimangono ancora diversi punti oscuri alimentati dalla propaganda delle parti. Basti pensare che ancora oggi la Russia sostiene che la Moskva è affondata a causa di un incendio interno e delle avverse condizioni meteo nell'area. E che l'equipaggio sia stato trasferito senza problemi nella base navale di Sebastopoli, in Crimea. Ma il video girato durante la notte proprio a Sebastopoli mostra dozzine di auto presumibilmente appartenenti ai marinai della Moskva ancora parcheggiate nel porto, suggerendo che i loro proprietari non siano tornati a prenderle. Non vi sono dati ufficiali sul numero delle persone a bordo dell'incrociatore, che secondo le stime sarebbero state 510. «Nessuno ha pubblicato filmati o foto, e poiché l'incendio, l'esplosione, l'attacco missilistico o tutti e tre sono avvenuti dopo il tramonto e in mare, non abbiamo i soliti video sui telefoni cellulari che hanno illustrato finora la guerra terrestre», ha dichiarato il portavoce del Pentagono John Kirby.
La censura del Cremlino
Non sono state quindi diffuse foto della nave colpita che, avvolta dalle fiamme, sarebbe affondata mentre veniva rimorchiata verso la costa. Ma anche su questo restano dubbi: l'incrociatore russo, secondo quanto sostengono Turchia e Romania, che sul Mar Nero si affacciano ed hanno molti mezzi navali in servizio in quelle acque, sarebbe affondato nel giro di due ore dall'attacco missilistico subito. E quindi non ci sarebbe stato tempo per rimorchiarlo, come appunto è la versione russa. E dunque, se ancora ci fossero state persone a bordo, sarebbero affondate insieme alla gloriosa (per i russi) nave. Non ci sono, per il momento, dichiarazioni dei marinai sopravvissuti, e sui giornali russi la notizia di questo tremendo colpo alla forza militare russa viene praticamente nascosta, quasi suscitando il dubbio che Putin abbia ordinato di mantenere il segreto sul numero di vittime provocato dai due missili Neptune che hanno distrutto la Moskva. Nei media ucraini hanno anche iniziato a circolare voci secondo cui l'ammiraglio Igor Osipov - il comandante della flotta russa del Mar Nero guidata dalla Moskva - sia stato arrestato dopo l'affondamento della nave: sarebbe l'ultima di una serie di detenzioni giustificate, secondo Putin, da errori commessi e da una strategia sbagliata.
Il precedente della Saratov
Ieri la censura ha oscurato tutte le notizie sulla guerra sul sito web in lingua russa del quotidiano indipendente The Moscow Times. La Russia ha limitato l'accesso a un numero crescente di media indipendenti da quando è cominciata la guerra in Ucraina, bloccando anche l'accesso a Facebook, Twitter e Instagram. E da poco è stata approvata una legge che prevede fino a 15 anni di carcere per la pubblicazione di informazioni sull'esercito ritenute false dal governo. Ovvio quindi che sulla fine della Moskva e del suo equipaggio sia calato il mistero. L'unica conferma arrivata dal Cremlino è che la nave sia finita sul fondo del mar Nero. Punto. D'altronde, quando lo scorso 24 marzo un missile ucraino distrusse la nave Saratov nel porto di Berdiansk con a bordo 55 marinai, la Russia tacque sul numero di vittime. Figuriamoci ora che i militari morti sarebbero centinaia, forse 452, comandante compreso. La cifra, sebbene non confermata, è coerente con le perdite subite dalle navi da guerra che esplodono. Durante la famigerata sconfitta della Marina russa nella battaglia di Tsushima contro il Giappone, un'esplosione a bordo del Borodino - leggermente più piccolo del Moskva - vide tutti i suoi 855 membri dell'equipaggio tranne uno.
Il post del ministro lituano
Anton Gerashchenko, un consigliere del ministero della Difesa ucraino, ritiene che «centinaia di marinai potrebbero essere morti nell'esplosione». Un'opinione condivisa da Ilya Ponomarev, ex deputato russo ora residente a Kiev, dichiaratamente anti-Putin, che ha affermato che dell'equipaggio della Moskva sono sopravvissuti solo in 58. Secondo la Turchia i superstiti sarebbero ancora meno, solo 54. Informazioni che coincidono con quelle fornite dal ministro della Difesa nazionale lituano, Arvydas Anušauskas, che sui social ha scritto: «Un segnale Sos è stato dato dall'incrociatore russo Moskva alle ore 1:05. All'1:14 l'incrociatore giaceva su un fianco e dopo mezz'ora tutta l'elettricità a bordo si è interrotta. Dalle 2 del mattino la nave turca ha evacuato 54 marinai e verso le 3 Turchia e Romania hanno riferito che la nave era completamente affondata. Le relative perdite di personale russo non sono ancora note, sebbene a bordo vi fossero 485 persone (66 delle quali ufficiali)».
Mai tante vittime dalla Seconda guerra mondiale
Che a bordo ci fossero 485 o 510 persone non si saprà mai. Probabilmente 510 è il numero standard di personale previsto a bordo e 485 quello effettivamente in servizio al momento dell'attacco. Ma che quasi tutti coloro che erano a bordo siano morti sembra fuori di dubbio. Anche perché l'esplosione di uno dei compartimenti in cui sono conservate le munizioni può avere effetti devastanti e, secondo quanto dichiarato da chi conosce bene la Moskva, e la sua struttura, tra l'altro molto datata e quindi meno resistente, può uccidere metà dell’equipaggio in un colpo solo. Quindi plausibile che possano essere morti oltre 400 marinai. E una tale perdita equivarrebbe al maggior numero di militari russi morti in un singolo incidente dalla Seconda guerra mondiale.
Soccorsi complicati dalla tempesta
Ma la verità sulla sorte dell'equipaggio russo è ancora incerta e probabilmente lo resterà a lungo. «L'attacco ha fatto esplodere le munizioni e ha dato inizio a una lotta per la sopravvivenza. Abbiamo osservato mentre altre navi cercavano di portare soccorsi ma anche le forze della natura erano dalla parte dell'Ucraina: la tempesta non ha consentito una tranquilla operazione di salvataggio o di evacuare l'equipaggio», ha detto la portavoce della Guardia costiera ucraina, Natalia Humeniuk, facendo intendere che le perdite di vite umane sarebbero ingenti. E così la Moskva porta negli abissi i suoi misteri. E non si parla solo dell'imponente dotazione militare o dell'equipaggio: pare, lo scrisse l'ufficialissima Tass, che nella cappella dell'ammiraglia fosse addirittura ospitata una reliquia antichissima: un frammento della «vera croce» di Cristo donata da un anonimo mecenate.